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Monsignor Marciante a Caltavuturo: “San Calogero ci insegna a restare, non a fuggire”

Monsignor Marciante a Caltavuturo: “San Calogero ci insegna a restare, non a fuggire”

Dopo quarant’anni, un vescovo ha celebrato nuovamente la Messa nella chiesa dedicata a San Calogero a Caltavuturo. Una giornata storica e di fede, vissuta con profonda emozione dalla comunità caltavuturese. A presiedere la celebrazione il nostro vescovo S.E.R. monsignor Giuseppe Marciante, in occasione dei festeggiamenti in onore del santo venerato nella cittadina madonita.

Accolto calorosamente dalla Confraternita di San Calogero, dai fedeli e dalle autorità locali, il vescovo ha sottolineato sin dall’inizio la gioia per questa visita: “Dopo quarant’anni un vescovo torna in questa chiesa. È un segno di festa e di speranza”.

Al centro omelia, Marciante ha evidenziato come la festa dei santi debba essere vissuta nella semplicità e nell’armonia con il Vangelo: “I santi – ha detto – non vogliono cose complicate. Le manifestazioni culturali, il canto, la festa… vanno bene, ma tutto deve essere coerente con il messaggio evangelico”. Commentando il brano evangelico del giorno, il vescovo ha richiamato il significato profondo della vocazione cristiana: “Non siamo noi a scegliere Dio, ma è Lui che chiama. E ci chiama oggi, subito, non domani. Se aspettiamo sempre il ‘momento giusto’, rischiamo di non partire mai”.

San Calogero, ha spiegato, è stato un esempio di questa chiamata: “Uomo di preghiera, missionario, profumo di Cristo. Il suo nome significa ‘bel vecchio’, non per l’età, ma per la saggezza di chi ha seguito il Signore in modo radicale”.

Lo spopolamento dei giovani: un grido del territorio

Tra i passaggi più toccanti, il vescovo ha lanciato un forte appello sul tema dello spopolamento giovanile, piaga che ormai da tempo segna profondamente i paesi delle Madonie: “Dobbiamo pregare San Calogero perché protegga il nostro paese dallo spopolamento dei giovani. È una grazia importante che dobbiamo chiedere con forza. Che non scompaia Caltavuturo!”.

In un’epoca segnata da nuove idolatrie – il denaro, il potere, la guerra – il vescovo ha invitato la comunità a riscoprire la bellezza della vocazione e del radicamento: “Oggi stiamo iniziando ad adorare altri dei… ma la salvezza viene dai giusti, dai santi, da chi resta fedele al Vangelo”.

La visita del vescovo Giuseppe ha significato non solo un momento liturgico significativo, bensì un segno di vicinanza pastorale e un invito a riscoprire la Speranza, anche nei piccoli centri che lottano ogni giorno contro l’isolamento e la fuga dei giovani. “I santi sono la nostra forza. San Calogero ci insegna a vivere la fede con radicalità e amore per il proprio territorio. Tocca a noi continuare il cammino”, ha concluso monsignor Marciante.