Papa Leone: un pontificato per una Chiesa inquieta e inquietante

Papa Leone: un pontificato per una Chiesa inquieta e inquietante

Non poteva che iniziare il suo pontificato citando S. Agostino e proprio quelle confessioni che consegnano alla spiritualità cristiana il travaglio dell’uomo, la grazia del convertito, l’amore del pastore, cristiano con i fratelli, Vescovo per il suo popolo. 

Lungi dal fare previsioni sul pontificato di Papa Leone XIV, mi voglio soffermare, dopo pochi giorni, sulle sue prime parole pronunciate durante la Messa per l’inizio del Ministero Petrino che sono già un programma per l’intera Chiesa, una Chiesa unita e una Chiesa testimone credibile dell’amore del suo Signore. 

Al di là di queste vi è un’altra parola che fa da cornice all’intero discorso: l’inquietudine, quella dell’uomo che cerca Dio e che non trova pace fino a quando non lo trova e quella della storia a cui la Chiesa è chiamata a portare il vangelo di Gesù Cristo. 

In un mondo segnato da conflitti, crisi e smarrimenti, la Chiesa si erge come un faro incrollabile di speranza. Non è immune dalla storia inquieta che attraversa i secoli — guerre, persecuzioni, scandali, dubbi — eppure, proprio in mezzo a queste tempeste, brilla di una luce che non si spegne e che, come ci ricorda il Papa, affonda le sue radici nell’amore di Dio che continua a sceglierci. 

La missione della Chiesa, pertanto, non è quella di fuggire dalla realtà, ma di abitarla con fede e coraggio. Nei momenti più oscuri, quando il silenzio della giustizia sembra assordante, essa — con tutte le sue fragilità umane — continua a offrire parole di consolazione, mani tese, rifugi sicuri. È casa per chi non ha più patria, voce per chi è stato messo a tacere, pane per chi ha fame non solo nel corpo, ma nell’anima. 

La sua forza non sta nel potere terreno, ma nella tenacia dello Spirito che la anima. Ogni martire, ogni santo sconosciuto, ogni gesto di amore gratuito è una risposta silenziosa ma potente alla brutalità della storia. E proprio perché immersa nel dolore dell’umanità, la Chiesa non cessa di indicare l’orizzonte di una redenzione possibile, una rinascita sempre offerta, di inquietare con la forza del Vangelo. Essa è faro non perché superiore, ma perché testimone. Speranza non come illusione, ma come promessa vissuta. 

Di fronte alla storia inquieta, la Chiesa è lì — fragile, ma salda — a ricordare che la luce, per quanto piccola, è capace di vincere la notte. 

Voglio concludere con le parole stesse di Papa Leone: “Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità. Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi”.

Don Giuseppe Amato

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *