Il Conclave? Fuori totalmente dagli schemi della politica secolare: ecco perché “prevedere” non serve

Il Conclave? Fuori totalmente dagli schemi della politica secolare: ecco perché “prevedere” non serve

Mai come questa volta, prevedere chi sarà il prossimo Papa appare un esercizio tanto vano quanto fuorviante. Ogni conclave accende inevitabilmente il dibattito mediatico, che si affolla di analisi, ipotesi, “papabili” e presunti scenari. Ma in realtà, queste previsioni sono più simili a speculazioni politiche che a una vera comprensione del mistero e della dinamica spirituale che guida l’elezione del successore di Pietro.

Molti cardinali elettori provengono da luoghi lontani, non solo geograficamente ma anche culturalmente e pastoralmente: Africa, Asia, Sud America. È davvero difficile, se non impossibile, cogliere veramente cosa pensino e quali siano le loro priorità. Non rilasciano dichiarazioni, non fanno campagna elettorale, non rispondono a sondaggi. La loro discrezione, anzi, è parte integrante del processo. I media, tuttavia, continuano a interpretare la corsa al papato con gli strumenti della politica secolare: chi ha più visibilità, chi gode di appoggi, chi rappresenta una “corrente” ecclesiale. Ma l’elezione del Papa non è un’elezione politica. Non si decide con exit poll, né con strategie da talk show. E soprattutto non si fonda sulla logica del “candidato favorito”.

Il Conclave è, nella sua essenza, un evento spirituale. I cardinali entrano nella Cappella Sistina non come elettori di un partito, ma come uomini di fede chiamati a discernere la volontà di Dio. Loro stessi invocano l’intervento dello Spirito Santo, che — secondo la dottrina cattolica — è il vero protagonista dell’elezione. Lo Spirito soffia dove vuole, e spesso sorprende. Lo dimostrano anche le elezioni passate. Chi avrebbe potuto prevedere davvero l’elezione di Karol Wojtyła nel 1978? O quella di Jorge Mario Bergoglio nel 2013, un cardinale argentino che molti consideravano ormai “fuori gioco”? Eppure, proprio da “la fine del mondo”, come disse lui stesso, è arrivato il Papa che ha cambiato il volto della Chiesa contemporanea.

Continuare a fare pronostici, quindi, non solo è inutile, ma rischia di sviare l’attenzione dalla vera natura del momento: un tempo di silenzio, di preghiera e di ascolto. L’attesa per un nuovo Papa dovrebbe essere vissuta con fede e fiducia, non come un quiz elettorale. Alla fine, il nuovo Papa non sarà scelto da analisti, giornalisti o opinionisti. Sarà scelto da Dio, attraverso il cuore e il voto libero dei cardinali. Il resto è rumore di fondo.