, ,

Giubileo 2025: Papa Francesco apre la Porta Santa nel carcere di Rebibbia: “più attenzione ai detenuti”

Giubileo 2025: Papa Francesco apre la Porta Santa nel carcere di Rebibbia: “più attenzione ai detenuti”

In un gesto di grande solidarietà e vicinanza, Papa Francesco ha visitato oggi il penitenziario romano di Rebibbia, dove ha aperto la “Porta Santa” della chiesa del carcere. Un momento straordinario di grazia, che si inserisce nell’ambito del Giubileo del 2025, e che ha avuto un forte impatto spirituale non solo su chi vive all’interno del carcere, ma su tutta la Chiesa.

Accompagnato da monsignor Benoni Ambarus, ausiliare di Roma, il Pontefice ha voluto compiere un gesto di accoglienza e di speranza verso i carcerati, molti dei quali vivono spesso nell’oblio e nell’indifferenza della società. La Porta Santa, simbolo di perdono e di misericordia, è stata quindi aperta per offrire un’opportunità di spiritualità e di rinnovamento, anche per chi si trova dietro le sbarre. “Speriamo ora di avere sempre più maggiore attenzione per chi è in carcere”, ha dichiarato con emozione Don Ben (come viene amichevolmente chiamato), che ha accompagnato il Papa in questa occasione.

Don Ben ha continuato: “Desideriamo rendere la Porta Santa qui a Rebibbia un lievito di animazione pastorale”. Parole che risuonano come un vero e proprio invito a tutti i membri dello Stato e della Chiesa a dedicare sempre maggiore attenzione alla realtà del carcere, a considerarlo non come un luogo di punizione, ma come uno spazio di redenzione e di Speranza. La visita di Francesco non solo ha rafforzato il messaggio della misericordia divina, ma ha anche sottolineato l’impegno della Chiesa a rimanere vicina ai più vulnerabili, ribadendo l’importanza di un percorso di inclusione e di riconciliazione, che vada oltre le mura del carcere e raggiunga il cuore delle persone. Il gesto rappresenta altresì una chiamata a non dimenticare chi soffre e a non escludere nessuno dalla possibilità di un nuovo inizio.

Questa celebrazione giubilare segna un momento di grande rilevanza nella vita della Chiesa, che si fa sempre più portatrice di un messaggio di amore e di speranza per tutti, senza distinzioni. La Porta Santa di Rebibbia, dunque, diventa non solo un simbolo di apertura verso la misericordia di Dio, ma anche un invito a tutti i cristiani a guardare con occhi nuovi la realtà della detenzione, promuovendo una pastorale che si faccia carico della sofferenza e delle difficoltà di chi vive in carcere.

Parlando con le tv, all’uscita del carcere, il Papa ha ricordato che “ogni volta che vengo in carcere la prima domanda che mi faccio è perché loro e non io…perché ognuno di noi può scivolare, l’importante è non perdere la speranza, aggrapparsi all’ancora della speranza e aprire, spalancare il cuore e aggrapparsi alla corda dell’ancora”.

Poi, alla domanda se abbia parlato con il ministro della Giustizia Carlo Nordio di quei gesti di clemenza per i detenuti, chiesti nella Bolla di indizione del Giubileo, il Pontefice – secondo quanto riferisce Tv2000 – ha risposto: “No, di questo non abbiamo parlato. Ho parlato dei detenuti oggi”. “Il giorno del giudizio saremo giudicati su questo: ero in carcere e mi hai visitato”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *