In una Cattedrale gremita di fedeli raccolti nel silenzio della solenne Veglia Pasquale, S.E.R. Monsignor Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù, ha presieduto la celebrazione annunciando con gioia la vittoria della luce sulla morte: “Cristo è risorto, ed è veramente risorto!” Un’omelia intensa, ricca di profondità biblica e spirituale, quella pronunciata dal Vescovo Marciante nella notte più importante dell’anno, che ha condotto i presenti in un vero itinerario pasquale, dalla tomba sigillata al sepolcro vuoto, dalla memoria alla fede.
Dalla paura alla luce del primo giorno
Rievocando l’atmosfera di chiusura e timore che avvolgeva i discepoli dopo la sepoltura di Gesù, il Vescovo ha sottolineato: “Si erano chiusi nella stanza al piano alto per paura dei Giudei, ma anche per confortarsi a vicenda ricordando i tre anni trascorsi con il Maestro“. Un’esperienza che risuona anche oggi, ha detto, nella tradizione di riunirsi in famiglia dopo un lutto. “È bello che si stia insieme – ha aggiunto – non ci si disperde, ma ci si sostiene”. Al centro dell’omelia, la figura delle donne, prime a recarsi al sepolcro, portatrici di speranza, mosse dall’amore: “Le più intraprendenti sono le donne, come sempre. Si muovono e arrivano sempre prima“.
Il loro gesto – ungere con oli il corpo di Gesù – è simbolico: un tentativo umano di contrastare l’odore della morte. Ma ciò che trovano è una sorpresa inattesa: la pietra è rotolata via, il sepolcro è vuoto: “Si apre la comunicazione col mondo dei morti”, ha affermato monsignor Marciante, sottolineando la frattura della separazione tra la terra e il cielo.
Il Vivente che svuota lo Sheol
Ricca la riflessione sulla visione ebraica dello Sheol, luogo di ombra e silenzio: “Era come una grande bocca che inghiottiva tutti e da dove nessuno poteva far ritorno. Un luogo senza luce“, ma il Vivente, Gesù, vi entra come luce nelle tenebre: “Entrando nel regno della morte, ha svuotato lo Sheol, ha aperto per sempre la porta per liberare tutti e trasferirli nel Regno del Padre“. E quindi ha continuato con forza: “Non è semplicemente ‘vivo’, come abbiamo tradotto, ma è il ‘Vivente’. Non colui che ha ricevuto la vita, ma Colui che è la Vita stessa“. Le donne, davanti al sepolcro vuoto, ricordano le parole di Gesù: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato… sia crocifisso e risorga il terzo giorno.” Quel ricordo è decisivo: “Si ricordarono delle sue parole… e credettero”, è il ricordo della Parola che fa scattare la fede. Lo stesso accade a Pietro: “Se ricorda, crede. Non può credere se non ricorda quelle parole“. E così, il Vescovo ha spiegato che l’annuncio della risurrezione non nasce da una visione, ma dal ricordo fedele della Parola del Signore: “Cristo è risorto attraverso la Parola ritornata viva alla loro memoria.”
Un’unica Pasqua, un’unica fede
Il Vescovo ha poi citato con emozione un passo dell’omelia di Papa Benedetto XVI nella notte di Pasqua del 2012: “A Pasqua, Dio dice nuovamente: ‘Sia la luce!’ […] Gesù risorge dal sepolcro. La vita è più forte della morte. Il bene è più forte del male. L’amore è più forte dell’odio. La verità è più forte della menzogna“. Una luce che non riguarda solo il Risorto, ha ricordato Mons. Marciante, ma che si riversa su tutta l’umanità: “Con la risurrezione di Gesù, la luce stessa è creata nuovamente. Egli ci attira tutti dietro di sé nella nuova vita della risurrezione“. Nel finale della sua omelia, il vescovo ha rivolto un augurio pasquale a tutta la comunità: “Auguro una Pasqua di gioia e di pace alle vostre famiglie, agli ammalati, all’amministrazione comunale qui presente“.
Ha sottolineato con soddisfazione un segno di unità provvidenziale: “Quest’anno tutte le confessioni cristiane celebrano la Pasqua nello stesso giorno: ortodossi, cattolici, evangelici, anglicani. È un bel segno, che ci invita a camminare verso l’unità“. E ha concluso con forza e commozione: “Non mi resta che ricordarvi – e questa sera dobbiamo ricordare – che Gesù ce l’ha detto: Cristo è risorto. Ed è veramente risorto. Buona Pasqua a tutti!”.
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