Una lunga ed impegnativa giornata quella di oggi.
Dopo la Santa Messa nella meravigliosa e maestosa miniera di Raffo a Petralia Soprana in onore di Santa Barbara, si sono tenuti i lavori del meeting nazionale dei Geoparchi italiani al cinema Grifeo di Petralia Sottana su organizzazione dell’Ente Parco delle Madonie in occasione del 20esimo anniversario della nascita della rete mondiale dei Geoparchi UNESCO.
Ad aprire i lavori il presidente della Rete mondiale Geopark UNESCO Nickolas Zouros e la coordinatrice nazionale Alessia Amorfini, introdotti dal Commissario dell’Ente Parco delle Madonie Salvatore Caltagirone il quale ha espresso la sua immensa gioia per questo anniverario che “rappresenta una visione condivisa con il nostro territorio custode di ricchezze naturali e culturali inestimabili da valorizzare e far conoscere, sento inoltre il bisogno di sottolineare l’importanza della coesione e la condivisione di idee”.
Presente S.E.R. monsignor Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù, il quale ha voluto portare all’attenzione durante il suo intervento, alcuni punti importanti per l’intero territorio. “La cattedrale di Cefalù – ha detto il vescovo in riferimento al protocollo d’intesa tra Diocesi e Parco – parla delle Madonie, e le Madonie parlano della cattedrale. Uno sposalizio veramente straordinario. A tutti coloro che vengono in cattedrale, diciamo loro della ricchezza del Parco delle Madonie, e quest’ultimo fa conoscere le bellezze culturali che sono presenti all’interno del Parco. Un’alleanza di bellezza tra parco e chiese”. “Devo però purtroppo dire – ha continuato Marciante nel suo discorso parlando di alcuni temi caldi – che il Geopark è inserito in un contesto dove rimane la natura ma scompare l’uomo, e questo è un problema serio, il tema dello spopolamento, della disoccupazione e dell’emigrazione dei giovani, che non è soltanto delle Madonie ma di tutte le aree interne della Sicilia. La Sicilia dell’ultimo decennio, è passata da oltre 5 milioni di abitanti, a poco più di 4 milioni di abitanti. A questi si aggiungono i 169.575 abitanti che hanno lasciato l’Isola, dati ufficiali dell’Istat, dal 2023. Una minima parte di immigrati da altri paesi rimane in Sicilia, solo pochi si fermano, potrebbero essere una risorsa per il ripopolamento delle nostre terre, ma anche questo scarseggia, un dato da tenere in considerazione e soprattutto non va contrastata l’immigrazione all’interno dei nostri territori, anzi favorirla sotto questo punto di vista”.
Ci sono poi ben tre problematiche: siccita, desertificazione e incendi che certamente riguardano il Parco e il territorio in generale. “Problematiche importanti – continua il vescovo – secondo me da affrontare subito, anche a livello mondiale, il tema della desertificazione dipende anche dal dissesto idrogologico universale, va posta attenzione perchè colpisce anche l’area siciliana, lo abbiamo visto con la mancanza di piogge. Uno dei pericoli più grandi che corre il nostro parco è quello degli incendi, ed è un tema scottante sotto certi aspetti, ma urgente da esaminare e risolvere. Finiti gli incendi dimentichiamo tutto, vorrei ricordare che gli incendi sono sempre in agguato, quindi dobbiamo affrontare questi problemi per salvaguardare il nostro amato Parco. Il Creato va considerato come una risorsa per l’uomo e viceversa, questo significa che la natura va custodita e preservata perchè custodisca e curi le generazioni future, bisogna porre fine allo sfruttamento incontrollato delle risorse ma economizzarle per le prossime generazioni. Occorrono – ha concluso – dunque creatività e cultura generativa perchè il Parco delle Madonie diventi risorsa per le nuove generazioni in modo da ripopolare i nostri paesi, attenzione, i nostri sono paesi, città, sono vivi, evolvono, camminano e creano, i borghi sono cose da museo”.
Presenti diversi sindaci del territori, tra questi anche il primo cittadino di Petralia Sottana che ha detto: “le Madonie sono casa di tutti, questi 20 anni di Geopark fanno parte di una storia lunga ed entusiasmante, alle volte difficile e accidentata. Il Geopark è quindi un paradigma per ripartire, combattendo anche lo spopolamento dei nostri paesi, nonostante tutto oggi siamo qua”.
Lascia un commento