La celebrazione del Corpus Domini rappresentava, fino a tempi relativamente recenti, uno degli appuntamenti religiosi e civili più sentiti dalla comunità di Cefalù. La popolazione prendeva parte, con profonda devozione e partecipazione collettiva, a un ciclo festivo articolato in otto giornate consecutive, corrispondenti all’ottava, che si svolgeva nel mese di giugno e coinvolgeva in forma strutturata i principali ceti socio-professionali dell’urbe.
L’Ottava aveva inizio il giovedì e si concludeva in quello successivo.
I membri delle confraternite e delle antiche corporazioni artigiane sfilavano in processione con preziosi e imponenti stendardi, veri e propri manufatti d’arte sacra, che testimoniavano la ricchezza devozionale e la complessità simbolica dell’evento. Ogni giornata dell’ottava era infatti dedicata a una specifica categoria della società cefaludese, seguendo un ordine codificato che rifletteva l’articolazione gerarchica e funzionale della comunità urbana.
Tra le manifestazioni più emblematiche dell’ottava, merita particolare attenzione la frottola domenicale, affidata ai contadini. Contrariamente al significato letterario originario del termine — che designava un componimento poetico spesso musicato — a Cefalù la frottola indicava una sfilata popolare di carri allegorici, aperta dal suono ritmico di un tamburo e animata da una forte valenza simbolica. Questi carri allegorici avevano come obbligo la raffigurazione, attraverso l’uso di fiori freschi di tutti i generi, del SS. Sacramento e di alberi con appese le primizie dei campi. Seguivano la parata numerosi bambini, talvolta a piedi scalzi, che portavano canne o bastoni, chiamati anticamente “matassari”, adornati con cucciddati (pani rituali a forma di ciambella, preparati con il primo grano dell’anno), intonando l’espressione augurale “Viva ‘u pani” (Viva il pane).
La processione attraversava le strade cittadine, fermandosi pressoquelle dedicate ai santi, dove si intonavano canti devozionali a nenia, inneggianti alle virtù cristiane. Questa dimensione corale e popolare della festa rifletteva una religiosità profondamente radicata e partecipata, nella quale sacro e quotidiano si fondevano.
L’ottava del Corpus Domini, dunque, iniziava il giovedì con i festeggiamenti in onore dei “Mastri Nichi” (Maestri piccoli = garzoni) e si concludeva con quelli dei “Mastri ranni” (Maestri grandi = padroni).
Più esattamente la successione dei festeggiamenti avveniva così:
Giovedì = Mastri nichi (Maestri piccoli): Essi nell’ambito della struttura del lavoro artigianale cefaludese, erano considerati non i capi, ma una sorta di ceto medio nell’ambito del mestiere.
Venerdì = Chianchieri o Buccieri (Macellai): Questi erano da considerarsi capi nell’ambito del loro settore lavorativo.
Sabato = Piscatura (Pescatori e “Rais”): Una classe molto estesa e che anticamente costituiva anche una notevole forza economica della città.
Domenica = Viddani (Contadini): Questa era una categoria abbastanza numerosa a cui tra l’altro era affidata l’organizzazione dei carri allegorici infiorati, per lo più ispirati alla vita dei campi ed alle primizie della terra.
Lunedì = Marinai di rivela (Marinai proprietari di velieri): Pur provenendo per la maggior parte dal ceto dei pescatori, si distinguevano da questi per essere proprietari di velieri e per la maggiore esperienza di navigazione.
Martedì = Parrini (Sacerdoti): Questi in una città ricca di tante ed antiche tradizioni religiose, avevano un riguardo sociale particolare, oltre, si intende, anche un certo rilievo economico.
Mercoledì = Galantuomini: Indubbiamente era il ceto aristocratico che in Sicilia e a Cefalù assolveva nella comunità un ruolo di primo piano.
Giovedì = Mastri ranni (Maestri grandi): Ovvero la maestranza per eccellenza e cioè: “li maestri Forgiari, li costorieri, li muratori, li stazzonari, li bottari, li rapprezzatori di scarpe, li scarpara di opranuova, li fallegname, li vermicellari, e per ultimi li barberi.”
Oggi, di quell’antico splendore rimangono solo poche tracce. La celebrazione dell’ottava si è ridotta a due soli momenti: il sabato, in cui si svolge, sebbene in forma ridotta, la tradizionale frottola; e la domenica, riservata alla dimensione liturgica, con solenni celebrazioni e la processione eucaristica del pomeriggio, presieduta dal vescovo e accompagnata da clero, confraternite, autorità civili e militari, e dai fedeli.
Salvatore Varzi
Foto: Archivio Varzi
Bibliografia di riferimento:
• F. Neri, La festa del «Corpus Domini» a Cefalù, da Rivista delle tradizioni popolari italiane diretta da Angelo De Gubernatis, anno II, fasc. IV, Roma 1895, pag.309-310.
• E. Filippini, Spigolature folkloriche, Fabriano 1899, pag. 47-49.
• D. Portera, Cefalù al di là della storia, La Bottega di Hefesto, Palermo, 1984, pag. 163-166.
• V. Abbate, La “fruottula cefalutana” in una descrizione del Settecento, da Arte e storia nelle Madonie – Studi in onore di Nico Marino, vol. V, pag. 443-445.