È passato qualche giorno dalla solennità del Corpus Domini, una delle feste religiose più importanti dell’Anno Liturgico, che un tempo riusciva a fermare il tempo, a raccogliere intere comunità attorno al Mistero dell’Eucaristia. Oggi, però, qualcosa sembra essersi spezzato. Lo testimonia con tono malinconico il signor Armando Geraci, cittadino di Cefalù, che ha voluto condividere sui social una riflessione sincera e – per molti – condivisibile.
“Ormai con la mia età mi considero uno della vecchia guardia” scrive Geraci, con quella consapevolezza tipica di chi ha visto cambiare il volto della propria città e delle sue tradizioni nel corso dei decenni.
“E’ passato qualche giorno dalla festa del Corpus Domini. Ormai con la mia età mi considero uno della vecchia guardia e vedo come è cambiato tutto nel tempo: le usanze, i costumi, la società. Ma non riesco a trattenere il mio disappunto nell’aver vissuto una Processione del Corpus Domini come quella dell’altro giorno. Il SS. Sacramento in mezzo ai tavoli di turisti che mangiavano beati, disinteressati dal fatto sacro e religioso. Non era così una volta. Ora il consumismo ha preso piede. I bar ed i ristoranti sono diventati padroni delle piazze. Ormai Cefalù è questa!!. Mi domando: è giusto fare la Processione in questo modo? Perché non passare per altre strade cittadine… Penso che bisogna riflettere su questo”.
La sua riflessione nasce dunque dall’aver vissuto una processione del Corpus Domini che, agli occhi di molti fedeli, sembrava privata del suo spirito originario. Un momento sacro che svoltosi tra i tavoli di ristoranti e bar affollati, mentre i turisti, ignari o indifferenti, continuavano a mangiare e chiacchierare, incuranti del passaggio del Santissimo Sacramento. La questione non è banale. Si tratta di capire come una comunità possa mantenere vive le proprie radici spirituali e culturali senza rinunciare alla modernità, al turismo di qualità, al progresso.
Cefalù, con la sua bellezza e il suo patrimonio culturale e spirituale, è una città che vive ogni anno la sfida di coniugare identità e accoglienza. Ma forse è proprio dalle parole dei suoi cittadini attenti e appassionati che può nascere un confronto utile, sincero e necessario. Non per tornare indietro, ma per ritrovare l’equilibrio.