Si sta svolgendo in questi giorni dal 15 al 17 novembre a Roma la prima Assemblea del Cammino Sinodale Nazionale. La diocesi di Cefalù è presente con una delegazione composta dal Vescovo monsignor Giuseppe Marciante, dal vicario generale don Giuseppe Licciardi, dalla professoressa Concetta Cicero e dal professore Marco Loiacono.
“Dopo anni dedicati all’ascolto, – ha dichiarato il nostro vescovo monsignor Marciante – siamo entrati nell’ultima fase del Sinodo, quella profetica. La sinodalità, infatti, prende vita dall’ascolto e, attraverso di esso, si trasforma in profezia. Tuttavia, perché ciò avvenga, è indispensabile che questa transizione sia guidata dal discernimento, che è il frutto dell’opera dello Spirito Santo. Quest’ultima fase esplicita dunque il fine della sinodalitá che è la conversione missionaria delle nostre Comunità”.
Due gli interventi significativi durante queste giornate. Il primo sicuramente quello del cardinale Matteo Zuppi, rcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana nel suo discorso introduttivo: “Una Chiesa sinodale è una Chiesa permeabile – ha affermato Zuppi – alle voci della realtà. Anche quando queste sono dissonanti e disturbanti. Mai Gesù mortifica una voce che lo raggiunge. Semmai profitta di quanto ha ascoltato per far crescere il suo interlocutore nella fede (Mc 10,17-22). Ascoltare significa non restare passivi, non dare ragione a tutti, ma ascoltare tutti, farci toccare il cuore e trafiggerlo con le parole dell’amore che lo Spirito suggerisce, partendo dalla realtà per farla maturare in modo evangelico”.
Il secondo invece, è quello relativo alla relazione principale alla Prima Assemblea sinodale a cura di monsignor Erio Castellucci, presidente del Comitato Nazionale del Cammino Sinodale: “Ora tocca a noi, nei prossimi mesi, adattare e tradurre gli orientamenti sinodali nella nostra situazione, nelle Chiese locali e in alcune scelte della Chiesa italiana. Non perdiamo di vista che lo scopo non è tanto di produrre altra carta – per quanto sarà necessario anche questo – ma proseguire nell’esperienza di uno stile, quello sinodale, che già sta diventando prassi nelle nostre Chiese e che ora domanda di potersi consolidare e disporre di strumenti perché diventi anche fatto strutturale”.
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