Polizzi Generosa tra le sue singolari e secolari tradizioni annovera anche la solennizzazione dei “mercoledì del tempo pasquale” che vengono celebrati nel ricordo del patrono San Gandolfo. Il tempo pasquale è infatti anche il tempo di San Gandolfo il quale venne nel 1260, dopo varie peregrinazioni da Binasco (Milano) in Polizzi al fine di predicarvi la Quaresima che come ognun sa prepara alla Santa Pasqua e non è, di per sé, un tempo fine a se stesso ma orientato, appunto, alla celebrazione del sacro tempo dei 50 giorni pasquali. Da Pasqua a Pentecoste corrono infatti sempre 50 giorni e quindi sette settimane. Ma c’è di più: San Gandolfo morì nel sabato santo di quell’anno 1260 (che cadde il tre aprile) e le sue sante reliquie furono ritrovate e venerate per la prima volta nella Pentecoste del 1320 che cadde il 17 maggio. Per questo, anche nella biografia del Santo, le feste di Pasqua e Pentecoste sono intimamente connesse come, molto più lo sono, nel mistero pasquale di Cristo che si celebra nella santa liturgia. C’è poi da sapere che fino agli inizi degli anni trenta del secolo scorso vi era un’altra festa solenne in onore di San Gandolfo pari a quella di settembre e cioè quella che celebrava, appunto, l’invenzione (ossia “ritrovamento”) delle sue sante reliquie.
La festa dell’ultimo di questi sette mercoledì pasquali prevede un pellegrinaggio nel quale si reca processionalmente dalla Chiesa Madre alla chiesetta del Santo, che sorge sotto la cittadina madonita, una reliquia del Santo racchiusa in un prezioso e venerato braccio reliquiario argenteo. Questa chiesetta sorge più o meno nel luogo ove San Gandolfo operò il primo miracolo arrivando in territorio polizzano. Si tratta del miracolo del sordo muto che riacquista istantaneamente la parola. Un miracolo certamente storico perché attestato da più antiche fonti ma un miracolo altamente significativo ed evocativo di quello che sarebbe stato il ministero del Santo Francescano in Polizzi: ridare la Parola di Dio ad un popolo che nel lontano tredicesimo secolo si riaccostava alla fede cristiana dopo i secoli nei quali vi era stata la dominazione musulmana della Sicilia. Questo miracolo, ha ricordato il parroco don Domenico Sausa nel suo saluto augurale e di benvenuto al Vescovo, “ci fa pensare al rito dell’effatà proprio della celebrazione del sacramento del battesimo con il quale rito il sacerdote, toccando le orecchie e la bocca del battezzato gli augura di ascoltare e proclamare presto la Parola di Dio. La stessa cosa che fece San Gandolfo nella Polizzi del Duecento: dischiudere le orecchie di un popolo e ridare ad esso gli accenti della proclamazione della fede”.
In questo anno giubilare del 2025, il settimo di tali mercoledì, che è quello più solenne e aspettato dai fedeli e che si è celebrato il 4 giugno è stato impreziosito, come avrete capito, dalla presenza di S.E.R Mons. vescovo il quale, accolto dal parroco padre Domenico, dal “Comitato di San Gandolfo”, dal popolo in festa e dalle autorità civili e militari ha celebrato solennemente la Santa Messa principale della giornata (quella al termine del pellegrinaggio suddetto) e con la sua parola semplicemente dotta e ispirata ci ha introdotti nel più profondo senso della celebrazione.
Monsignor Marciante nella sua omelia ha voluto subito focalizzare l’attenzione attorno al mistero della Santa Pasqua che si racchiude nel tempo sacro dei cinquanta giorni. Se San Gandolfo è stato colui che predicò ai polizzani del lontano 1260 la Quaresima memorabile di quell’anno di grazia è anche il testimone del Risorto punto focale della fede cristiana e dell’incontro tra Dio e l’uomo. Una parola altamente evocativa ha usato il vescovo nel descrivere il tempo pasquale e i mercoledì di San Gandolfo che lo scandiscono. Questa parola è “mistagogia”. In altri termini il sacro spazio dei cinquanta giorni di pasqua non è altro – e lo era nella chiesa antica e nella prassi dei suoi Santi Padri dei primi secoli – che un tempo nel quale i fedeli, e soprattutto i nuovi battezzati, tramite la liturgia pasquale celebrata, approfondivano e vivevano i misteri effusi dallo Spirito Santo nell’evento pasquale al quale essi si preparavano con una rigida prassi penitenziale che era quella propria della santa quaresima. Ebbene, i sette mercoledì di San Gandolfo, sono, come ci ha suggerito monsignor vescovo, un vero e proprio itinerario mistagogico che accompagna i fedeli di Cristo verso la scoperta della grazia scaturita della Pasqua e che necessita di essere vissuta con una degna condotta di vita che il presule della Chiesa Cefaludense ha ravvisato nel ministero e nella vita di San Gandolfo, un santo della prima ora del movimento francescano che ha respirato la freschezza del vangelo vissuto sine glossa da San Francesco D’Assisi e che è stato portato da questo santo a Polizzi Generosa. La qual cosa non solo ha reso immortale Gandolfo ma soprattutto ha acceso la fiaccola della Parola del Signore nella cittadina madonita di Polizzi la quale è ora chiamata a spendere come faro di luce proprio per la fede e la testimonianza del vangelo del Signore nostro Gesù Cristo.
Don Luca Albanese
Foto: Gandolfo Sapienza
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