Gratteri 35 anni dopo: il ricordo degli Articolisti diventa un appello per la dignità del lavoro 

Gratteri 35 anni dopo: il ricordo degli Articolisti diventa un appello per la dignità del lavoro 

Era il 16 luglio del 1990 quando venti giovani gratteresi, guidati da un tutor, iniziarono la loro avventura lavorativa come “Articolisti”, nome emblematico dei lavoratori assunti secondo il celebre articolo 23. Doveva essere un impiego di un solo anno. Un progetto di lavoro proposto da una cooperativa. Un’esperienza temporanea. E invece, quel giorno ha segnato l’inizio di un percorso che avrebbe intrecciato precarietà, professionalità e speranza per decenni.

A distanza di trentacinque anni esatti, quegli stessi protagonisti si sono ritrovati in un incontro raffinato ed emozionante nel cuore del centro turistico del Parco delle Madonie, nella suggestiva cornice del Gratteri Resort, per celebrare non solo un ricordo, ma anche una battaglia ancora aperta. Tra sorrisi, aneddoti e abbracci, non è mancata la commozione per i colleghi che nel frattempo sono venuti a mancare – sempre giovani nel cuore di chi resta.

Erano i “precari storici” della pubblica amministrazione siciliana. Gli articolisti, nati in un tempo in cui la pubblica amministrazione cercava soluzioni provvisorie a bisogni strutturali. Anno dopo anno, tra proroghe e nuove normative, molti di loro sono rimasti al servizio degli enti locali e regionali, diventando figure indispensabili in uffici, scuole, servizi sociali e ambientali. Eppure, quel lungo tratto di strada percorso da lavoratori, anche dopo al loro stabilizzazione, resta per lo Stato – ai fini pensionistici – un tratto invisibile. 

Molti di quegli articolisti hanno poi cambiato rotta, vincendo concorsi e diventando impiegati stabili in altri enti, insegnanti, agenti delle forze dell’ordine, membri del corpo forestale. Ma tutti, nessuno escluso, portano nel cuore quegli anni di lavoro precario, di sacrifici e dedizione, in cui ogni giorno si dava tutto pur sapendo di essere solo “temporanei”.

Ecco perché da Gratteri è partito un appello forte e chiaro alla politica regionale: riconoscere il valore di quegli anni, rendere giustizia a un’intera generazione che ha servito della Comunità in silenzio, spesso senza tutele, senza certezze, e ora, in molti casi, anche senza quei contributi fondamentali per una pensione dignitosa. Alcuni sono già in pensione, ma senza vedersi riconosciuto quel lungo tratto iniziale della propria carriera. Tra questi, persino gli ex tutor che accompagnavano i progetti LSU in tutta la regione.

Non si tratta solo di un fatto economico, ma di dignità. Di verità. Di giustizia sociale.

L’incontro a Gratteri è stato anche un’occasione per guardare avanti, perché il tempo del fine lavoro si avvicina per molti, e con esso la necessità di “far quadrare i conti”. Ma farli quadrare davvero significa anche colmare quel vuoto normativo e umano lasciato da anni di impieghi precari mai ufficialmente riconosciuti.

Per questo, oggi più che mai, la memoria diventa impegno. E il ricordo di quel 16 luglio 1990 si trasforma in voce collettiva. Una voce che chiede ascolto, rispetto e giustizia.

Giacomo Sapienza