Presentato a Cefalù “Overtourism” il libro di Marcello Panzarella, presente il vescovo Giuseppe

Presentato a Cefalù “Overtourism” il libro di Marcello Panzarella, presente il vescovo Giuseppe

Privilegiare un turismo di qualità per immaginare il futuro di Cefalù, preservandone storia e identità. L’“over tourism”, ossia l’iperturismo, è stato al centro dell’incontro che si è tenuto presso il caffè letterario “La Galleria” ma è anche il titolo del libro di Marcello Panzarella, presentato insieme al vescovo di Cefalù, monsignor Giuseppe Marciante, ad Angelo Giardina e al giornalista Nuccio Vara.
Un momento di confronto sulla storia più recente della città che deve fare i conti con un turismo in crescita e con la necessità di tutelare un patrimonio architettonico e artistico riconosciuto anche dall’Unesco.

“Io sono contro il turismo di massa e di lusso – ha detto il vescovo Marciante – e per un turismo di qualità sostenibile da parte di tutti”. Un tema già trattato nel discorso alla città del 2024, seppur senza suscitare reazioni nel mondo politico, e che il presule è tornato a ribadire con forza: “Non siamo Venezia o Firenze, la nostra è una realtà più piccola che quindi risente maggiormente del problema. Il rischio è che Cefalù perda la sua identità, con la conseguenza di perdere anche il turismo”.

Spazio anche per una riflessione sul futuro della città: “Quando si fa un Piano regolatore, bisogna per prima cosa avere una visione futura del luogo – ha continuato il presule -. L’attuale Piano manca di visione, non basta l’applicazione tecnica di alcune norme. Con questo Piano si strozza Cefalù, è un piano di strozzamento della città destinata a essere solo un piccolo borgo. Cefalù deve conservare intatto un patrimonio rappresentato in modo particolare dal centro storico e questa dovrebbe essere la prima visione comune, per l’amministrazione e i cittadini”.

Per Angelo Giardina la strada appare obbligata: “Servono il numero chiuso e la tassa di ingresso, non ci sono alternative. Non c’è più la Cefalù di 50 o 60 anni fa, che assomigliava a un set cinematografico con le barche per le acciughe che lasciavano e rientravano in porto. Una città che iniziava a interrogarsi sul fenomeno del turismo che arrivava”.

Di “tema cruciale della contemporaneità” ha parlato Nuccio Vara: “Questo libro, di cui ho curato la postfazione, non è polemico contro l’amministrazione comunale ma solleva un problema che non riguarda solo Cefalù. Non si può addossare la responsabilità del degrado a questa amministrazione, è un fenomeno che viene da molto lontano. Come affrontiamo oggi il problema? Non con un’ottica nostalgica ma con idee messe in campo per definire un’idea di turismo di qualità, gestito e governato”.

“Cefalù va amata – ha aggiunto il vescovo – ma oggi molta gente la sfrutta e così la città soffre e muore. Lo vedo dalla partecipazione della gente alla vita pubblica che non esiste, è annullata. Abbiamo bisogno di abitanti, non di semplici residenti, e dobbiamo combattere il degrado tornando a interessarci dell’identità della città che non è il denaro. Auguro a Cefalù un futuro bello, la immagino inclusiva e accogliente ma in modo ragionato e ponderato”.

Roberto Immesi