La pace sia con tutti voi!
Non potevamo che aprire questa riflessione con queste parole semplici, eppure straordinariamente potenti. È così che Papa Leone XIV ha voluto iniziare il suo pontificato: con un grido accorato, quasi un urlo del cuore, dal loggione centrale di Piazza San Pietro. Un appello che è già storia. Pace: la parola che unisce, che guarisce, che accoglie. Ma non una pace fatta di accordi o di strategie; una pace umile e disarmata, che nasce dall’amore incondizionato di Dio.
Chi è dunque il nostro nuovo Pontefice? Probabilmente ancora non lo conosciamo benissimo, neanche tutti noi giornalisti che eravamo sotto il loggione, tuttavia, il suo primo messaggio, pronunciato con quello che possiamo definire con molta devozione e umiltà, il “ruggito della tenerezza”, è stato un vero manifesto spirituale: diretto, toccante, fortemente emotivo ma abbastanza chiaro. Sul volto di Prevost, la consapevolezza (e la commozione) di chi sa di essere stato chiamato a condurre il mondo su sentieri difficili, ma necessari: quelli della pace, del dialogo e della riconciliazione.
Papa Leone XIV ha sicuramente raccolto l’eredità viva e vibrante di Papa Francesco, ricordato con affetto e dolcezza nel suo discorso inaugurale. Si è presentato al mondo non come un sovrano, ma come un pastore in cammino, insieme al popolo, “sinodale”. Un uomo di pace che vuole costruire ponti, e non muri. Che ascolta. Che accoglie. In questi giorni in molti cercano di interpretare, di definire, persino di politicizzare la sua figura. Errore grave. Papa Robert Francis Prevost (“Bob”, come lo chiamavano i suoi ormai ex parrocchiani) non è un politico: è il vicario di Cristo sulla Terra, il successore di Pietro. Questo è ciò che conta. Il resto è solo rumore di fondo che non deve avere l’ardire di politicizzare la figura del Santo Padre.
E che meraviglia scoprire il suo passato: una laurea in matematica, la mente logica di un uomo che sa cercare la verità nella bellezza dell’ordine e della ragione. Viene spontaneo pensare alle parole potenti dell’enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II: “La ragione e la fede, – scriveva – pertanto, non possono essere separate senza che venga meno per l’uomo la possibilità di conoscere in modo adeguato se stesso, il mondo e Dio“. Una frase che ci riporta inevitabilmente anche al genio spirituale di Blaise Pascal, pensatore diviso tra scienza e fede, che nel cuore della sua esistenza trovava la guida nelle “ragioni del cuore”. Una fede, quella vera, che non è cieca, ma vissuta, sentita e amata.
Una cosa però possiamo forse affermarla, Papa Leone XIV ha già fatto capire quale sarà la sua direzione: pace, umiltà, comunione, sinodalità. Una Chiesa fedele al Vangelo, che ascolta, che cammina accanto ai deboli, che si sporca le mani e che non ha paura del fango della strada. Perché lui per primo, prima ancora di salire su quel balcone, ha camminato nel fango nelle strade del mondo, toccando con mano la sofferenza, la disperazione delle persone dopo devastazioni climatiche, portando però luce, speranza, e l’amore più grande: quello di Dio.
E le sue parole finali, pronunciate proprio nel giorno della Supplica alla Madonna di Pompei, sono già una preghiera per tutti noi: “A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, di tutto il mondo: vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono. Oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicino, aiutarci con la sua intercessione e il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo insieme per questa nuova missione, per tutta la Chiesa, per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra Madre“. Infine, una piccola nota storica non guasta mai, Papa Leone Magno, non dimentichiamoci che fu il Papa che fermò Attila (il flagello di Dio)nell’estate del 452 quando decise d’incontrare personalmente Attila (395-453), re degli Unni, per negoziare una tregua. Gli Unni non entrarono mai, Roma e l’Italia intera erano salve, oggi, nel nuovo pontefice speriamo nella fine di tutte le guerre che stanno devastando il mondo, seminando paura, distruzione, devastazione e morte, soprattutto di innocenti. Adesso lasciamolo camminare, da parte nostra, per citare Papa Francesco e il Beato Pino Puglisi, “possiamo fare tanto” non solo con gesti pratici ma anche pregare per il Santo Padre.
Viva Papa Leone XIV!
Giovanni Azzara
|Foto: Vatican News|
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