Fede in Cristo, sfida del mondo moderno, missione del Papa. Sono questi i tre punti fondamentali attorno ai quali si è sviluppata la prima omelia di Papa Leone XIV, pronunciata durante la sua prima Messa da Pontefice, celebrata nella suggestiva cornice della Cappella Sistina insieme ai cardinali elettori. Un momento intenso e carico di significato che ha tracciato, in un certo senso, il manifesto spirituale e pastorale del nuovo Papa, delineando le coordinate del suo pontificato appena iniziato.
Il Papa ha voluto subito porre l’accento su ciò che costituisce il cuore stesso della fede cristiana: la professione di fede di Pietro – «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16) – che da duemila anni la Chiesa custodisce, approfondisce e trasmette. Una verità essenziale, non come dottrina astratta, ma come realtà viva e salvifica, capace di trasformare la vita di chi la accoglie con cuore sincero.
Poi lo sguardo si è allargato al mondo contemporaneo, con le sue sfide e le sue contraddizioni. Papa Leone XIV ha richiamato le visioni riduttive e secolarizzate su Gesù, purtroppo molto diffuse anche oggi: «Questo è il mondo che ci è affidato», ha detto, «nel quale, come tante volte ci ha insegnato Papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Cristo Salvatore. Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. È essenziale farlo prima di tutto nel nostro rapporto personale con Lui, nell’impegno di un quotidiano cammino di conversione. Ma poi anche, come Chiesa, vivendo insieme la nostra appartenenza al Signore e portandone a tutti la Buona Notizia».
Infine, ha parlato della propria missione come Vescovo di Roma e Successore di Pietro, evidenziando tre dimensioni imprescindibili: servizio, umiltà e testimonianza. Con parole forti e semplici al tempo stesso, ha ribadito l’esigenza di un ministero vissuto come totale donazione: «Sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo».
Un’omelia che ha il sapore di un programma: un invito rivolto non solo ai cardinali, ma a tutta la Chiesa, a non lasciarsi intimidire o scoraggiare dalle difficoltà del mondo, ma a diventare luce, lievito e sale, portando il Vangelo con autenticità, unità e spirito missionario.
Giovanni Azzara
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